Primo giorno di chiusura per le imprese del manifatturiero dichiarate non essenziali
Amarezza
e preoccupazione: questi i sentimenti dominanti nelle imprese del
territorio di Confindustria Toscana Nord, Lucca, Pistoia e Prato, che
sospenderanno la loro attività con oggi, terminati i tre giorni ottenuti
da Confindustria per ultimare le lavorazioni in corso e mettere in
sicurezza gli impianti.
Dopo la revisione dell’elenco dei codici
Ateco effettuata ieri, aumenta anche sensibilmente la platea delle
imprese che dovranno sospendere la loro attività. Alle tipologie
produttive indicate come non essenziali e presenti in misura
significativa nel territorio Lucca-Pistoia-Prato si sono aggiunte la
fabbricazione di macchine per l’industria alimentare e per la dosatura, la confezione e l’imballaggio; parte della cartotecnica; la fabbricazione di articoli in gomma.
Le
imprese di questi settori, così come tutte le altre non incluse
nell’elenco delle attività essenziali, potranno eventualmente continuare
a operare grazie a una procedura introdotta dal Governo a
seguito dei rilievi fatti anche da Confindustria Toscana Nord oltre che
dall’intero sistema Confindustria. Le associazioni industriali avevano
infatti subito evidenziato come l’articolazione in filiere complesse di
molti dei settori produttivi italiani rendesse necessarie lavorazioni
non incluse fra i codici Ateco essenziali ma indispensabili all’attività
di altre aziende che invece erano riconosciute come tali. Da qui
l’introduzione della possibilità di presentazione di una comunicazione
al prefetto da parte delle imprese incluse nelle filiere a servizio dei
settori indicati come essenziali, imprese che quindi, attraverso questa
dichiarazione, sono equiparate a quelle essenziali.
Fatta salva questa procedura, a rimanere aperte saranno le imprese dell’alimentare, del settore cartario tranne alcuni casi nella cartotecnica, della chimica tranne fabbricazione di coloranti e pigmenti, ausiliari delle industrie tessili e del cuoio; della plastica
tranne la fabbricazione di articoli in gomma e parti in plastica per
calzature, articoli per l’ufficio e la scuola; dei settori legati alla sanità e all’igiene (farmaceutica, medicale, cliniche, imprese di pulizie); inoltre una minima parte del tessile-abbigliamento (tessuti industriali e non tessuti, confezionamento prodotti per uso medico), gli alberghi, i trasporti, parte delle attività di impiantistica e manutenzione; per quanto riguarda la meccanica,
rimangono attivi alcuni comparti direttamente legati ai settori
essenziali fra cui la meccanica per la carta e per l’industria della
plastica; il trattamento rifiuti e depurazione acque. Aperte anche circa la metà delle attività di servizi alle imprese.
Chiudono quindi – menzionando solo i settori industriali maggiormente
presenti nel territorio di Confindustria Toscana Nord – quasi tutto il tessile-abbigliamento, il lapideo, la nautica e il legno-arredo.
Con la nuova lista dei codici Ateco autorizzati a tenere aperto, i dati forniti dalla nostra associazione lo scorso 23 marzo (qui il comunicato) cambiano significativamente, riducendosi ancora: nel complesso delle tre province lavorerà il 21% del totale delle imprese manifatturiere, corrispondente al 28% degli addetti. A livello provinciale, a Lucca rientra nei codici Ateco autorizzati all’apertura il 35% del manifatturiero (52% degli addetti); a Pistoia il 25% del manifatturiero (27% degli addetti); a Prato il 13% del manifatturiero (12% degli addetti).
Confindustria Toscana Nord ribadisce forte preoccupazione per la tenuta del sistema produttivo del territorio, che con questo fermo di attività produttive di primaria importanza si troverà ad affrontare un dopo-epidemia particolarmente difficile.